4 Ottobre 2019

L’attesa è finita: ecco il nuovo Teatro Verdi, laboratorio aperto

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La prima volta che ho messo piede dentro il Teatro Verdi era aprile del 2013, per entrare nel cantiere era meglio avere un caschetto in testa e una mascherina perché l’odore di guano era così forte da far girare la testa. Chiuso a tutti gli effetti dal 1985 il teatro ha visto alternarsi nell’ultimo ventennio periodi morti a lavori in corso fin dal 1999, quando venne acquistato dal Comune di Ferrara. All’epoca del mio sopralluogo la bella notizia era la riapertura temporanea dello spazio centrale durante il festival “Internazionale a Ferrara”, esattamente sei anni fa. Un crowdfunding organizzato dalla Coop. Città della Cultura / Cultura della Città consentì allora di mettere in sicurezza l’atrio, la platea centrale e la zona retrostante il palcoscenico non più esistente per consentire al pubblico di entrare e riscoprire gli spazi, vedere lo stato di avanzamento del cantiere e sognare un po’ ad occhi aperti. Ricordo lo spaesamento di quei giorni piovosi, i commenti della gente, le foto con il naso all’insù per ammirare la vetrata rotonda al centro, l’idea comune che uno spazio simile andava doverosamente riaperto in modo permanente, ma anche che il lavoro da fare fosse ancora moltissimo. A ripensarci ora e a vedere il cantiere ormai al termine del nuovissimo Laboratorio Aperto Ferrara mi sembra sia passato un secolo. Se mi sento vecchio io chissà cosa penseranno i ferraresi che al Verdi ci andavano decenni fa a vedere il teatro di rivista.

Hyperlapse della riapertura del teatro verdi (2013) – video di andrea bighi per listone mag

IL VERDI IERI – Un rapido salto indietro per i più distratti e i millennials ignari: l’ex Teatro Verdi è una struttura con una storia lunga nel contesto cittadino di Ferrara. Inaugurato nel 1857, il teatro fu inizialmente concepito come un’arena, uno spazio scoperto che potesse accogliere un teatro popolare o un teatro diurno stabile. Nel 1912 venne ampliato dai nuovi proprietari che portarono la capienza da 1700 a 2000 spettatori, ed è in questo periodo che il teatro visse il suo periodo migliore. Il nuovo teatro fu intitolato a Giuseppe Verdi che con l’Aida inaugurò nuovamente lo spazio nel 1913.
Dopo un lungo periodo di vivacità teatrale e artistica però, la programmazione teatrale del Verdi subì una battuta d’arresto portandolo prima a diventare luogo d’avanspettacolo e infine cinema a luci rosse fino alla chiusura definitiva nel 1985.

planimetria del teatro, sezione da via camaleonte

Nel gennaio del 1999 il teatro venne acquistato dal Comune di Ferrara, che si impegnò in un’opera di recupero del complesso da riconvertire in auditorium, ma il progetto non andò mai in porto. E veniamo all’inizio di questa storia quando pochi anni fa si fa largo infine l’idea di rigenerare questo spazio, rendendolo punto di partenza di un processo più ampio di rigenerazione e riqualificazione di tutta la zona circostante. Grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 – Asse 6 per le Città attrattive e partecipate, e al lavoro di progettazione degli architetti Elisa Uccellatori, Sergio Fortini e Luca Lanzoni (parte del gruppo originario di CCCC), la rigenerazione è oggi effettivamente ormai conclusa, almeno a livello di cantiere. Con il Festival di Internazionale a Ferrara 2019 che inizia oggi, sei anni dopo quella riapertura pilota, l’ex Verdi è a tutti gli effetti un nuovo spazio di innovazione restituito alla città, uno dei dieci Laboratori Aperti dell’Emilia-Romagna, incentrato sui temi della mobilità sostenibile e del turismo culturale.

L’ente gestore che manterrà vivo il progetto per la durata contrattuale di dieci anni è una cordata di imprese che fa capo a Fondazione Giacomo Brodolini, un Think and Do Tank che opera dal 1971 a livello europeo, nazionale e locale nel campo delle politiche di sviluppo e del lavoro. Con loro ETT, impresa digitale e creativa specializzata in innovazione tecnologica ed Experience Design, MBS, attiva nel mondo della consulenza direzionale, della formazione e della ricerca e la cooperativa CIDAS, unico partner locale, attiva nell’ambito dei servizi alla persona e dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

L’insegna storica del teatro verdi – FOTO DI GIACOMO BRINI

IL VERDI OGGI – Fatta un po’ di cronistoria essenziale veniamo a noi. Cosa si può trovare all’interno del Verdi oggi? L’impatto con il nuovo assetto è straniante, tutto è rinnovato con cura e mentre ci aggiriamo per le sale di quello che un tempo era il foyer non sembra vero vedere quanto spazio ulteriore riserva questo luogo, oltre alla sala principale del teatro che molti già conoscono.

L’ingresso con alcuni tavoli e poltroncine ricorda la hall di un albergo arredato in stile minimal e nordeuropeo, sarà un punto di facilitazione digitale, attivo già da lunedì 7 ottobre, con un esperto informatico a disposizione ogni giorno dal lunedì al giovedì mattina dalle 10 alle 13. Per aiutare chi è meno avvezzo con le tecnologie a configurare smartphone e posta elettronica, a pagare bollette, prenotare visite mediche, voli aerei, ma anche ad usare pec, spid e pin, sigle diaboliche che oggi rappresentano il digital divide tra nuove e vecchie generazioni. Negli spazi al piano superiore partiranno poi i corsi di Pane e Internet, attivi da anni in regione, ma anche corsi di grafica e comunicazione digitale nelle due sale a disposizione, già attrezzate con i computer.

lo spazio per il bar con la rampa di accesso all’officina biciclette – FOTO DI GIACOMO BRINI

Dietro quello che un tempo era l’ingresso principale c’è oggi una zona bar, con accesso diretto anche da Piazza Verdi e con possibilità di rimanere aperta anche in orario serale. La gestione del bar sarà data in gestione esterna e ci si può prenotare per un sopralluogo e per formulare proposte e progetti fin da subito. Una rampa sulla destra conduce invece ad una stanza sul retro, priva di finestre, che nel progetto iniziale dovrebbe diventare rimessa per le biciclette, officina, deposito ma anche punto di incontro per appassionati di bici, secondo i progetti concreti e le declinazioni che arriveranno da associazioni e imprese del territorio interessate. Il modello proposto da Laboratorio Aperto è quello della co-progettazione: non si paga meramente un affitto per essere presenti in uno degli spazi a disposizione, ma saranno privilegiati soggetti che aderendo alla mission del progetto decidano di investire in un progetto comune anche con il supporto di Fondazione Brodolini.

POSTAZIONI DI COWORKING – FOTO DI GIACOMO BRINI

Anche lo spazio di coworking al piano superiore ha come obiettivo quello di creare opportunità lavorative e collaborative utili a diffondere l’innovazione culturale e sociale sul territorio. Si tratta di uno spazio di convivenza con 28 postazioni in cui startup, professionisti e ricercatori interessati a condividere competenze e a fare rete possono trovare il giusto ambiente.

Lo spazio scenico centrale è immenso e con i suoi 250 posti si presta a molteplici utilizzi: le colonne intorno alla gettata di cemento che costituisce il pavimento principale (privo di sedute fisse) sono rimaste quelle del progetto originale, le ringhiere in ferro battuto nero cingono le balconate le cui pareti sono oggi tinteggiate di un blu scurissimo elegante e moderno. Un rinnovato lucernario presente sin dal 1913, illumina lo spazio dall’alto, il riscaldamento avviene per mezzo di piccoli diffusori neri alle pareti, insufficienti a garantire una climatizzazione vera e propria in inverno, da qui l’idea che più che un luogo chiuso l’ex Verdi rappresenterà una vera e propria piazza coperta. Qui verranno ospitati gli eventi più importanti, alcuni dei quali già in calendario sul sito ufficiale: oltre a tre dibattiti durante Internazionale a Ferrara, anche l’apertura durante Monumenti aperti a fine ottobre e il laboratorio di europrogettazione di Phoenix Factory.

Le postazioni per la realtà virtuale – FOTO DI GIACOMO BRINI

Stupisce infine la presenza di un Labspace, con poltrone interattive per la realtà virtuale, pronte per essere usate a scopo didattico ma anche per eventi di gaming, e di promozione turistica del territorio. In dotazione visori HTC VIVE completi di controller sensibili al movimento permettono di vedere il mondo virtuale mediante un visore ottico e, grazie alla tecnologia “room scale”, trasformano l’ambiente intorno in uno spazio 3D in cui muoversi liberamente. C’è addirittura una postazione “Icaro”, per simulare il volo, che proverei volentieri se non soffrissi di vertigini…

dal labspace alle balconate – FOTO DI GIACOMO BRINI

Gli spazi sono accessibili grazie a montacarichi e ascensori, la struttura è completa inoltre di uffici, bagni e una piccola foresteria. La prima occasione per scoprire gli spazi e proporre idee e progetti è durante uno dei prossimi eventi, ma la reception sarà comunque aperta al pubblico tutti i giorni per ogni informazione, in attesa del taglio del nastro ufficiale che avverrà a metà novembre.

accesso alle balconate laterali – FOTO DI GIACOMO BRINI

Se Laboratorio Aperto Ferrara riuscirà a diventare davvero un polo dell’innovazione e un luogo aperto alla cittadinanza, capace di portare cultura e creare un ponte tra università, imprese e cittadini, lo dirà il tempo. Il biglietto da visita è ottimo ma serviranno mesi prima che i cittadini ferraresi lo scoprano, e perché arrivino persone disposte ad investire tempo e denaro con le giuste idee e la giusta mentalità.
Nel frattempo da oggi abbiamo un nuovo fiore all’occhiello della rigenerazione urbana di Ferrara, un nuovo tassello che si unisce a Factory Grisù, Wunderkammer, Ex Mof, Ferrara Off e seppure con scopi diversi l’ex Palaspecchi. I luoghi di aggregazione, che ripensano la città di ieri per disegnare i bisogni della città di domani, iniziano ad essere tanti. Fatta Ferrara, ora bisogna fare i ferraresi.

la piazza coperta – foto di giacomo brini

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