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Ho una devozione molto particolare verso i Baustelle. Intorno a loro e alle loro canzoni ha gravitato buona parte della mia vita degli ultimi dieci anni, e ancora oggi vederli sul palco è un po’ come sfogliare un album dei ricordi e al contempo riflettere sul presente e sul futuro. Proprio come l’ultimo album dei Baustelle che parla del tempo che passa, di bilanci di vita, di futuro possibile. Fantasma è uscito ormai quasi un anno fa ma dopo la chiusura del tour ufficiale il trio di Montepulciano ha deciso di concedersi una piccola appendice ed è andato nuovamente in scena domenica sera al Teatro De Micheli di Copparo per la data zero del nuovo Minimal Fantasma Tour.
Diciamolo subito: questo nuovo breve tour acustico che girerà alcuni teatri dello Stivale fino a fine anno non è esattamente una prosecuzione del precedente e non porta in giro soltanto l’ultimo album. I pezzi proposti sono riarrangiati, spogliati, rivisitati, ammodernati. Bianconi e soci si sono divertiti a togliere la polvere da arrangiamenti che hanno fatto il loro tempo per riproporli nudi e crudi, con un suono quasi minimale di contorno. “Ora i nostri brani sono splendidamente in bikini” scherza il cantante poco dopo l’inizio dello spettacolo per presentare questo esperimento mai provato prima. Niente orchestra, niente suoni pop, orpelli ed effetti speciali vari: si spazia da brani di Sussidiario a La moda del lento fino a diversi pezzi in scaletta tratti da La malavita, l’album che a suo tempo li consacrò al grande pubblico con La guerra è finita, prima del boom di Charlie fa surf pochi anni dopo, ormai diventata chiusura fissa dei concerti per il successo di pubblico che ebbe.
Quando incontriamo i Baustelle, poco prima dell’inizio del concerto, sono già pronti e vestiti per andare in scena, me li ritrovo davanti sul palco per ascoltare le mie domande, ma ho soltanto pochi minuti, sono un po’ emozionato e – come sempre nella vita – impreparato nonostante tutto. Sono tutti e tre eleganti, Francesco nonostante indossi terribili stivali argentati, Rachele con i suoi occhi di ghiaccio ma capace di sfoderare un sorriso ammaliante e dolce, Claudio che dei tre è sempre il più timido e riservato ed è un musicista che ho imparato a stimare per il suo stile.
Fantasma è un disco sul tempo: è venuto anche per voi il momento delle riflessioni sul passato che non torna più e il futuro che fa paura? Cosa vi ha spinto a comporre su questo tema: una famiglia, dei figli?
Francesco: è una cosa credo naturale… l’uomo quando arriva ad un certo punto della propria vita tende a riflettere sul concetto di tempo ed è un bene che sia così. Mi stanno più simpatiche le persone che lo fanno rispetto a quelle che vogliono fare finta di niente a tutti i costi. Oggi c’è il mito di essere giovani per sempre, come ad esempio la Santanchè (ride)… per noi è venuto quel momento e l’abbiamo messo in canzone.
Vi sentite maturati anche dal punto di vista musicale? La scelta dell’orchestra nell’ultimo album è qualcosa di più serio rispetto ai toni pop e tardoadolescenziali dei primi tempi.
Francesco: riflettere sul tempo ad un certo punto della vita non equivale ad essere per forza maturi, mi sento uno che riflette sul trascorrere delle stagioni e sulla condizione dell’essere umano ma non mi sento maturo. La maturità va lasciata al futuro, ora è presto. Altrimenti uno appena sente l’orchestra dice: tac, è il disco della maturità! Fai conto che a noi dicono che è il disco della maturità da almeno tre album…
E’ vero. Probabilmente lo sarà anche il prossimo allora. La critica dice sempre le stesse cose…
Francesco: non so se è un bene o un male, a volte ci si rammollisce quando si è maturati…
Non siete stanchi del mondo della musica fatto di classifiche e download, singoli in rotazione, numeri da presentare alle case discografiche? Il vostro album e questo tour sembrano un po’ andare in controtendenza, sembrano parlare solo ad un pubblico più ristretto e colto, non fatto di giovanissimi che pure vi seguono ancora molto.
Rachele: eh si… nella domanda ti sei già dato la risposta!
Francesco: non c’è una volontaria selezione di mercato però, non siamo così biechi e calcolatori, sicuramente la musica che sentiamo più addosso ora è quella che c’è nell’ultimo disco.
La scelta di tornare a casa a registrare l’album nella natia Montepulciano è quel desiderio di pace e tranquillità che Milano non offre?
Francesco: visto che si trattava di un disco autoprodotto e senza studio di registrazione abbiamo fatto il tutto a Montepulciano che è come stare in cucina, a casa propria. La parte con l’orchestra invece è stata registrata in Polonia, in pochi giorni.
Una metropoli del nord come Milano logora un po’ chi viene da una città di provincia?
Francesco: Milano per quanto mi riguarda non è una città che offre particolari stimoli dal punto di vista della felicità esistenziale, ma li offre però per un’analisi su tanti aspetti, per essere critici e per il lavoro di musicista che faccio. Meglio stare a Milano che alle Hawaii in questo senso… ma non é certo la città ideale in cui vivere.
Quest’anno tornate in zona dopo il concerto di quest’estate a Ferrara sotto le stelle: avete avuto modo di visitare la città estense o siete solo arrivati e ripartiti?
Francesco: come sai si arriva sempre in extremis, quest’estate non abbiamo fatto in tempo a vedere nulla. A questo giro poi essendo la prima data del tour qui a Copparo non siamo quasi usciti dal teatro, solo oggi abbiamo provato tre volte l’intero concerto. Però siamo contenti di cominciare il giro dai dintorni di Ferrara, è un bel posto, si mangia bene…
Alle 21.15 puntuali si comincia. Il teatro è quasi esaurito, nelle prime file alcuni fans in delirio battono le mani sui successi più vecchi, gridano, incitano la band toscana a volte in maniera un po’ scomposta. Sul palco la magia dei brani ultimi che con gli archi sono nati ed eseguiti anche nel tour principale lascia spazio a vecchi successi come La moda del lento, Reclame, Gomma, La canzone del riformatorio, azzeccatissimi in questa veste ballad dove li riscopriamo classici da chitarra che non sfigurerebbero suonati ad un falò in riva al mare, tra i cantautori di ieri che lasciano il posto a quelli di oggi. Nel mezzo anche qualche pezzo meno noto come Sergio, Cuore di tenebra, la suggestiva L’Aeroplano, e ben quattro cover tra cui la bellissima ed inaspettata Stranizza d’amuri di Franco Battiato, fedele all’originale ma più delicata e attuale con il controcanto di Rachele.
Se la non maturità di Bianconi e il suo gruppo è questa, allora ben vengano le riflessioni sul tempo e sulla vita: il suono è solido e il gruppo ormai rodato tra tastiere, archi, bassi. Il mix di chitarre ed archi si sposa bene con la dimensione contenuta ed intima del teatro, realtà con la quale prima d’ora tantissimi artisti si sono misurati in live di grande impatto, poi sfociati in qualche pubblicazione discografica a posteriori. Si spera che anche i Baustelle seguano l’esempio per arricchire di un album live di grande pregio la loro già ottima produzione.
Se siete fan dei Baustelle è quasi d’obbligo cercare un biglietto in una delle poche date di questo tour, nella speranza che possa proseguire nel 2014 con ulteriori tappe certi del successo che otterrà. Se invece ancora non li conoscete il Minimal Fantasma Tour è l’occasione per avvicinarvi al loro mondo romantico e decadente, alle liriche cantautorali come non se ne sentivano da anni in Italia, e ad un gruppo che ormai è un riferimento nel panorama italiano della musica d’autore. Raffinati e mai banali, nei loro testi i Baustelle hanno inventato un microcosmo di eroi tristi, ragazze ribelli, perdenti, freak e neo dandy, condito con melodie orecchiabili capaci di catturare l’attenzione di intere generazioni in maniera trasversale. E’ il momento di celebrare i fasti di una carriera sempre al top con un omaggio a se’ stessi, per vedere se certi pezzi sono capaci ancora di emozionare, con un vestito nuovo ma un contenuto mai superato.